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Christine Schutt
Florida

Traduzione di Susanna Basso

Libri, conforto degli orfani.

“Volevo che tutti conoscessero la mia storia, che la recepissero dolorosa, come un bollettino di guerra, con me al centro che declamavo: ‘Mio padre è morto, e io aspetto solo che la mamma guarisca e mi porti via da tutte queste case screpolate d’inverno’.”.
È Alice a parlare. Orfana a cinque anni del padre – morto misteriosamente in un tragico incidente stradale –, affidata prima agli zii poi ai nonni perché la mamma – Alice anche lei – non stava bene e non era nemmeno in grado di occuparsi di sé stessa, questa bambina sognante e ferita vive sospesa nell’altalena della sua vita, inghiottita dalla solitudine, nel tempo malfermo e malato della sua mente che con erratici singhiozzi spodesta qualsiasi certezza; e così Alice sceglie il passato come luogo di elezione, rimpiazza il padre col fedele Arthur – il vecchio autista del nonno –, sputa indifferenza sulla lunga schiera di uomini della madre – tutti inesorabilmente chiamati Walter –, cerca di limitare lo sdegno che prova per gli zii, ascolta l’interminabile mutismo della nonna.
Di distacco in distacco, di casa in casa, nello sfaldarsi di tutto ciò che le è caro, nell’arco di un monologo che dura vent’anni, Alice, come d’altronde la madre, torna sempre al calore originario, alla maledizione delle parole del padre (“c’è la Florida nel nostro futuro”) che diventeranno un affilato strumento di tortura. Florida paradiso, Florida panacea, Florida medicina. In Florida fa sempre caldo – un caldo bollente – e d’inverno “niente cappotti, niente stivali, catene da neve, sale, spalatrici e pale”, in Florida il pomeriggio è “una bibita frizzante dietro l’altra con ciliegie da mangiare, gambo e tutto”, ricordi felici. In Florida, poi, godono tutti di ottima salute.
Ma nel Midwest l’inverno è interminabile, grigio di neve e solitudine. Va riempito di sogni. La Florida non è di certo a casa dei suoi zii, dove bisogna sempre chiedere il permesso, non è nella Casa Grande, dove regna un gelido ordine; è forse nella premura di Arthur o nella passione per la letteratura del professor Early, lui sì autentico motore della culla di parole che è questo romanzo. Libri, conforto degli orfani. Florida artificiale, bergsoniana, necessaria come d’altronde era stato quell’assurdo lettino d’alluminio dove la madre, in pieno inverno, all’apice del delirio, si metteva a prendere il sole.

Ti piacerà stare in un posto caldo in pieno inverno.


Biografia del libro

“Una sera d’inverno passeggiavo lungo Lexington Avenue e fui superata da una macchina con i vetri oscurati. I fumi che fuoriuscivano dal tubo di scappamento mi hanno riportato alla mente Chester, l’autista di mio nonno, che nel libro diventa Arthur. Aveva l’abitudine di aspettarlo in macchina con il motore acceso. Quell’immagine, o visione, è stata l’innesco del libro, ha mosso qualcosa in me, anche perché per me che il padre non l’ho avuto Chester è stato un punto di riferimento”.
Florida è infatti una dolorosa riflessione sulla condizione degli orfani e sulla condivisione del dolore: “In quel periodo mi circondavo di scrittori e poeti che avessero affinità con la mia storia personale. Charlotte Brontë e Elizabeth Bishop, su tutti. Volevo poi che nel libro risuonassero i poeti che hanno segnato il mio percorso di scrittrice: Justice, Snodgrass, Dickinson, la stessa Bishop e voci decisamente più prepotenti come quelle di Roethke e Lowell”.
“Ho cominciato a scrivere Florida al computer nel 1996, nel mio ‘ufficio’ di New York, che consiste in una scrivania accanto al mio letto e un computer. La stesura del romanzo ha richiesto molto lavoro ed è stata completata nel 2001”. “Tutta la stesura del romanzo è stata lacerata dalla demenza senile di mia madre. Morì subito dopo che completai il libro, poi ci sono voluti tre anni per trovare un editore”.

 

Leggi un estratto.

 

Selezione stampa

“[…] un’opera poetica, dal linguaggio musicale […]”
Zara De Min, Leggere Donna, ottobre 2010

“[…] un romanzo di formazione e di conoscenza della propria forza interiore, raccontato nello stile che usa Emily Dickinson nelle sue straordinarie lettere, dove tutto diventa segreto e stupore […].”
Fulvio Panzeri, Avvenire, 19 agosto 2010

- “[…] un’opera poetica, dal linguaggio musicale […]”
Zara De Min, Leggendaria, luglio-agosto 2010

- “Christine Schutt ha scritto un libro possente, incisivo, profondo. […] Bisogna affrontare questa lettura sapendo di mettere in gioco tutte le proprie emozioni. Florida racchiude il dolore di essere orfani, di affrontare la vita da soli, privi di legami significativi che ci proteggono. Ma è anche un libro sull’amore viscerale per i libri, per la lettura, unico luogo-non luogo, in cui rifugiarsi mentre il tormento si fa insopportabile, balsamo per alleviare le sofferenze della vita, rifugio caldo e sicuro al riparo dalle intemperie dell’esistenza.”
Serena Adesso, mangialibri.com, maggio 2010

- “Una storia intensa dove le parole sono scelte una a una.”
Red., Donna Moderna, 21 aprile 2010

- “Schutt […] riesce a ricomporre la storia di una famiglia, studiandone le parti oscurate attraverso la ricchezza linguisticamente compatta del suo fraseggio spezzato e ellittico (ben riprodotto in italiano), dove si depositano significati e connettivi con un ritmo di echi e contrappunti a distanza. […] Sotto tiro in questa piccola saga è, ancora una volta, la crisi novecentesca della famiglia americana, la frantumazione dei valori, la perdita dei legami affettivi […]”
Caterina Ricciardi, il manifesto, 6 aprile 2010

- “Scrittura luccicante, alla Margaret Atwood.”
E.A., Gioia, 27 marzo 2010

- “C’è un profumo di cose dimenticate in Florida, il sapore di pasti consumati in compagnia di persone che non ci sono più, il brusio di voci che il tempo ha portato e porterà via, la ruvidezza di una carezza agognata o quella di uno schiaffo non meritato. Su tutto, l’immagine persistente di un sentiero incandescente che si fa strada tra la neve. Florida è un libro da leggere, odorare, toccare, gustare. Un romanzo per chi non ha paura di sentirsi davvero un essere umano. Con tutti i piaceri e i rischi che questa coscienza comporta.”
Flavio Camilli, fuorilemura.com, 22 marzo 2010

- “Florida è un romanzo sulla transizione interiore indotta dai ricordi. Non c’è spazio per la gioia, solo per l’accettazione, il dolore dell’amore e l’illusione della felicità.”
Deborah Bloom, Internazionale, 18 marzo 2010

- “Romanzo di formazione potente, per il New York Times è ‘un poema in prosa’. Troppo? Forse, ma l’autrice – allieva di Gordon Lish […] – va sicuramente tenuta d’occhio.”
Marta Cervino, Marie Claire, marzo 2010

- “Scrittura essenziale, poeticamente dolorosa, vivida come solo la memoria di un bimbo può essere: Florida è il racconto di un delicato e necessario rito di passaggio alla conquista del Sé.”
Carlotta Vissani, D della Repubblica, 27 febbraio 2010

- “[…] una delle scrittrici di narrativa più dotate e toccanti in circolazione.”
Vice, gennaio 2010

 

 

 

 

 

 

 




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