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Leonardo G. Luccone, La casa mangia le parole, Ponte alle Grazie
Leonardo G. Luccone
La casa mangia le parole

Ponte alle Grazie
ottobre 2019

Leggi un estratto.
Ascolta un estratto letto da Ade Zeno
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Il tour di presentazioni
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I De Stefano non hanno mai affrontato la crisi del loro matrimonio e la rottura arriva in un momento inaspettato: quando lui ha ottenuto l’incarico lavorativo che sognava e Emanuele, il figlio amatissimo, ha superato il trauma della dislessia.
Per il mondo che li circonda i De Stefano sono una coppia ideale: belli, benestanti, di successo, e questa patina gli impedisce perfino di dire ai genitori di lei che è finita. I De Stefano passano il capodanno da loro, come separati in casa, a fingere sorrisi e futuro.
De Stefano trova aiuto nell’italoamericano Moses, suo collega di lavoro e amico, che lo ospita a casa e gli dà conforto, e il loro rapporto si intensifica fino a mettere in luce che Moses non è l’uomo che sembra. Come tutti i personaggi del libro nasconde un segreto che lo stritola.
Né Moses né i De Stefano però possono prevedere ciò che sta per succedere: una tragedia che capovolgerà ancora le loro vite.

*

“L’ho letto subito, divorato per la verità. È stata una sorpresa. Una sorpresa buona. È scritto in modo magistrale ma quel che più conta strutturato ancor meglio. Poiché letto anch’esso da poco, c’è qualcosa in comune con Il colibrì di Veronesi. Non c’entra niente, ovviamente. Ma sono due vere ‘commedie all’italiana’. Più toscana quella di Veronesi, più italiana in senso ampio quella di Luccone. La casa mangia le parole è sentimentale, drammatico, morale. Un libro vero. Un’opera prima, la più notevole degli ultimi anni.”
Franco Cordelli

“Uno stile da laser che illumina dettagli e brucia le ombre in un iperealismo di assoluta originalità, hai reso la presenza di Emanuele qualcosa di indimenticabile e paragonabile nella potenza espressiva dell’amore paterno solo al Philip Roth della Pastorale americana.”
Marcella Cioni

“Quando traduci e curi molto bene i romanzi degli altri, e lo fai per vent’anni, dentro di te dev’esserci per forza un bravo romanziere. Leonardo G. Luccone lo ha trovato, e lo ha tirato fuori.”
Sandro Veronesi

“Un romanzo che scoppia di energia. La tristezza della discordia coniugale sulla faccia del figlio dislessico è lacerante, vivida. L’amicizia tra De Stefano e Moses è tratteggiata in modo meraviglioso. Sono i dialoghi magistrali a portare avanti il romanzo, un romanzo notevole.”
Percival Everett

“Lo stile smerigliato, naturalmente; i dialoghi perfettamente cesellati, certo; ma nessun critico ha ancora descritto una struttura così pazientemente costruita che non si nota nemmeno, così abilmente nascosta in bella vista che due personaggi ne parlano tra loro (senza contare un certo indirizzo email). La Casa è un capolavoro che aspetta con pazienza tutti quelli che troveranno la chiave per aprirla.”
Simone Barillari

“Folto di pagine, innervato di utopie e tragedie, ricco di una scrittura spesso dialogante e polifonica, coraggioso nei temi. Scritto al polo opposto della commedia, il romanzo di Luccone sviluppa con serietà e immaginosità i temi pressanti del presente e scortica a sangue vivo chi ci racconta storielle consolatorie.
Non è usuale. E va preso in considerazione come tra i libri più originali e tragici della stagione.”
Silvio Perrella, lettera di candidatura al premio Strega


Materiali
- Comunicato stampa del libro;
- Copertina in media definizione;
- Copertina in alta definizione;
- L’autore;
- Il libro su New Italian Books.


Dicono di La casa mangia le parole
- Vittorio Macioce, il Giornale, 6 maggio 2022;
- Giacomo Giossi, il manifesto, 30 aprile 2022;
- Giacomo Giossi, L’Eco di Bergamo, 25 aprile 2022;
- Tiziano Gianotti, Linkiesta, 28 marzo 2022;
- Renato Barilli, renatobarilli.it, 20 marzo 2021;
- Isabella Bignozzi, pulplibri.it, 31 dicembre 2020;
- Silvia Annavini (The Blonde Trotter), presentazione su Instagram, 5 novembre 2020;
- Salotto di Carta vetrata (modera Giovanni Soriente), diretta Zoom, 28 ottobre 2020;
- Benedetta Pallavidino (intervista video), Carta vetrata, 21 ottobre 2020;
- Giuliana Costantini, Fare l’insegnante, settembre 2020;
- Marco Patrone, recensireilmondo.com, 13 luglio 2020;
- Monica Pezzella, premiocomisso.it, 10 luglio 2020;
- Angelo Lupo Timini, Suoni d’inchiostro (da 41m12s), Radiostart, 10 giugno 2020;
- Gianluigi Simonetti, domenica di Il Sole 24 Ore, 10 maggio 2020;
- Liborio Conca (intervista), minimaetmoralia.it, 8 maggio 2020;
- Elvira Seminara parla su La casa mangia le parole, Taobook, 6 maggio 2020;
- Claudio Volpe, mangialibri.com, 27 aprile 2020;
- Tamara Baris, treccani.it, 13 aprile 2020;
- Marco Cantoni, youtube.com (da 15m21s), 22 marzo 2020;
- Dieci buoni motivi per non leggere La casa mangia le parole, cultura.tiscali.it, 16 marzo 2020;
- Giuditta Casale (a cura di), giudittalegge.it, 16 marzo 2020;
- Vanni Santoni, Linus, marzo 2020;
- Presentazione di Silvio Perrella al premio Strega, 26 febbraio 2020;
- Antonella Del Giudice (intervista) e Stefano Ariota (letture), Il salotto Julie, Julie Italia, 26 febbraio 2020;
- Antonia Santopietro (intervista, con Moses Sabatini), zestletteraturasostenibile.com. 25 febbraio 2020;
- Eleonora Cadelli, linguaenauti.it, 21 febbraio 2020;
- illibraio.it, 17 febbraio 2020;
- L’Indiscreto, febbraio 2020;
- illettoracompulsivo.wordpress.com, 16 febbraio 2020;
- Lorenzo Morandotti, Corriere Como, 14 febbraio 2020;
- redazione, Corriere Como, 13 febbraio 2020;
- Antonello Saiz, satisfiction.eu, 12 febbraio 2020;
- Isabella Spagnoli, La Gazzetta di Parma, 11 febbraio 2020;
- Luca Bottura, Robinson, 8 febbraio 2020;
- Cinzia Zanchi, storygenius.it, 7 febbraio 2020;
- Antonello Saiz, giudittalegge.it, 4 febbraio 2020;
- Giovanna Triolo, parmareport.it, 3 febbraio 2020;
- Alberto Sagna, Momento-sera, 22 gennaio 2020;
- Monica Pezzella, nazioneindiana.com, 20 gennaio 2020;
- Salvatore Lo Iacono, Giornale di Sicilia, 17 gennaio 2020;
- Giacomo Giossi, il manifesto, 16 gennaio 2020;
- Mattia Insolia (intervista), lindiependente.it, 14 gennaio 2020;
- Filippo La Porta, la Repubblica, 12 gennaio 2020;
- Matteo Moca, Blow up, gennaio 2020
- Stefania De Biasi, appuntidicarta.it, 31 dicembre 2019;
- Alessandro Zaccuri, Avvenire, 20 dicembre 2019;
- Paola Zoppi, intervista, Radio proposta in blu, 18 dicembre 2019. Scarica mp3;
- Livio Partiti, ilpostodelleparole.it, 14 dicembre 2019;
- Laura Pezzino, vanityfair.it, libro #35, 13 dicembre 2019. Pdf;
- David Valentini, criticaletteraria.org, 13 dicembre 2019;
- Emanuela D’Alessio, viadeiserpenti.it, 2 dicembre 2019;
- Alessandro Beretta, la Lettura, primo dicembre 2019;
- Il Libraio, dicembre 2019;
- Simona Sparaco, tuttolibri, 30 novembre 2019;
- Gennaro Serio, il venerdì, 29 novembre 2019;
- Giovanni Di Marco, lucialibri.it, 24 novembre 2019;
- Intervento, Rai Letteratura, 20 novembre 2019;
- Tommaso Giartosio (intervista), Fahrenheit, Radio 3, 19 novembre 2019;
- iamjomarch.com, 10 novembre 2019;
- Intervista di Carlo Gallucci, Tg5, 13 novembre 2019;
- Enzo Baranelli, cabaretbisanzio.tk, 7 novembre 2019;
- pescarafestival.it, novembre 2019;
- Gabriele Ottaviani, convenzionali.wordpress.com, 12 ottobre 2019;
- Tiziano Gianotti, D di la Repubblica, 12 ottobre 2019;
- illibraio.it, 11 ottobre 2019;
- Il Mattino, 28 agosto 2019;
- Nina MacLaughlin, Boston Globe, 10 gennaio 2019.


In evidenza
“Un romanzo monumentale.”
Giacomo Giossi, il manifesto, 30 aprile 2022

“Il più bell’esordio di questi ultimi anni. [...] Un prosatore di lingua italiana e notevole.”
Tiziano Gianotti, Linkiesta, 28 marzo 2022

“[…] il trattamento puntuativo assunto da Luccone, che spezzetta questa materia in tanti segmenti, facendoli scorrere in su e in giù nel flusso cronologico, sempre interrotto, ansimante […] fino a costituire la molla del racconto. Viene in mente quello che succedeva nei vecchi termometri a mercurio, quando l’involucro di vetro si rompeva e allora le gocce dell’‘argento vivo’ scorrevano in ogni direzione, imprendibili. Forse nel valermi di una similitudine del genere, di modesta origine para-scientifica, sono stimolato dal linguaggio dell’autore, di cui cito una solla frase che vale a indicare quanto dipenda da meccanismi attuali, dove la nostra comune umanità viene ripresa in termini quasi scientifici. Vi si parla infatti di ‘onde gravitazionali del dolore’, ed è evidente che risulterebbe ben difficile determinarle a base di punti e virgole o due punti. E c’è pure una bella definizione di questa modalità di narrare, detta ‘fare lo slalom fra le cose’”.
Renato Barilli, renatobarilli.it, 20 marzo 2021

“Una narrazione vigorosa, intima, sensoriale del nostro frantumato presente. Struttura maestosa, linguaggio millimetrico, dialoghi scolpiti. Indimenticabile.”
Isabella Bignozzi, pulplibri.it, 31 dicembre 2020

“Il romanzo italiano che non può aspirare a essere il grande romanzo italiano è un romanzo incanalato in una narrazione singola. Luccone allarga e stringe l’inquadratura nella pluralità. Inquadra gli uomini nel prisma caotico del mondo. Insomma: li rende veri. La percezione di leggere la complessità della vita vale lo sforzo della lettura complessa.”
Monica Pezzella, premiocomisso.it, 10 luglio 2020

“Luccone costruisce una sorta di puzzle, un gioco d’incastro ‘sentimentale, drammatico, morale’ che può senz’altro ricordare, come ha notato Cordelli, Il colibrì di Veronesi. […] L’ecologismo, nella struttura del romanzo, risponde a sua volta a una doppia lettura: è insieme un’utopia e una scusa.”
Gianluigi Simonetti, domenica di Il Sole 24 Ore, 10 maggio 2020

“Un romanzo ambizioso e ben scritto, stratificato, con più livelli di senso al suo interno. La storia ruota intorno a un nucleo familiare, quello dei De Stefano, tenuto insieme artificialmente: sotto le apparenze, la crosta di questa famiglia medio borghese va sfaldandosi. Il libro di Luccone contiene mondi diversi e si concede scarti sorprendenti.“
Liborio Conca (intervista), minimaetmoralia.it, 8 maggio 2020

 “Una lettura estremamente attuale che mentre affascina e intrattiene fa riflettere. Un’opera prima che tale non sembra, tanta è la maestria dell’autore e la sua capacità narrativa.”
Claudio Volpe, mangialibri.com, 27 aprile 2020;

“Luccone ha scritto questa storia tessendo una lingua esatta, mai banale, da artigiano delle parole, una lingua elegante e vera: l’ha limata e costruita tra i ricordi, assecondandone il flusso, senza forzarlo; ha mescolato realtà e finzione, anzi: ha inserito la verità nelle pagine della finzione; non ha giudicato, ma ha fatto in modo che ci rendessimo conto noi di qualcosa, del nostro tempo che non è quello del mondo, e che è bene ricordarsi, sempre, che «tutte le cose hanno due fuochi, siamo noi che ci sforziamo di dargli un centro».”
Tamara Baris, treccani.it, 13 aprile 2020

“Un romanzo complesso e maturo.”
Vanni Santoni, Linus, marzo 2020

“Un bellissimo romanzo, da leggere e poi consigliare.”
illettoracompulsivo.wordpress.com, 16 febbraio 2020;

“C’è Carver, per stile e tematica, c’è l’autobiografismo spietato di Francesco Piccolo, c’è una filigrana di satira e autosatira che non concede nulla alla risata autoconsolatoria.”
Luca Bottura, Robinson, 8 febbraio 2020

“Il grande romanzo italiano parrebbe essere in realtà un grande romanzo americano; un romanzo che rompe gli argini dell’italianità tradizionalmente intesa. […] Nessuno aveva mai avuto il coraggio di farlo: valicare apertamente, platealmente il confine dell’italianità formato famiglia. […] quelli che non si sono ancora accorti che se un romanzo italiano oggi assomiglia a un romanzo americano è proprio perché – diamo credito alla realtà – l’Italia oggi assomiglia all’America. […] Non c’è bisogno di aver visto letto ascoltato e scopiazzato film libri musica in traduzione. Non abbiamo più bisogno di copiare. L’originale da cui copiavamo – se mai abbiamo copiato, perché in arte raramente si copia, più verosimilmente si trae ispirazione – ci appartiene. Si chiama contaminazione. […] Qualche anno fa lo stesso Luccone, che ha scritto un grande romanzo, non sarebbe stato d’accordo. Adesso chissà.”
Monica Pezzella, nazioneindiana.com, 20 gennaio 2020

“Luccone ha scelto il sentiero più stretto e impervio (salti temporali, digressioni, divagazioni, sottotrame) per sprigionare la propria fantasia romanzesca. Niente strizzate d’occhio al pubblico, per intenderci, poca affabulazione pura, piuttosto uno stile ricercato (con una grande attitudine ai dialoghi) che può disorientare quelli che non sono lettori forti.”
Salvatore Lo Iacono, Giornale di Sicilia, 17 gennaio 2020

“Luccone riprende i temi di un Novecento squassato ormai nella memoria di interprentazioni e reinterpretazioni e lo rimette a lucido proponendo al lettore i suoi migliori stilemi. […] evita stucchevoli soluzioni e lavora invece meticolosamente strutturando un corpo che si poggi su dialoghi ben scritti tanto da diventare una vera e propria spina dorsale narrativa. […] Luccone con La casa mangia le parole si definisce come autore con una voce propria, preludio migliore non si poteva prevedere.”
Giacomo Giossi, il manifesto, 16 gennaio 2020

“Un romanzo ‘ipernarrativo’ […], ossessionato dal nostro rapporto con le parole. Il fine è la meraviglia, ma anche un tener desta l’attenzione critica del lettore verso il nostro presente, dunque un ‘intrattenimento’ assai diverso da quello della letteratura-cabaret oggi dominante. […] Un punto di forza è rappresentato dai dialoghi, di rotonda, concisa perfezione.”
Filippo La Porta, la Repubblica, 12 gennaio 2020;

“Con una scrittura limpida, precisa e leggera, che funziona come strumento perfetto per una narrazione che si muove tra diversi piani temporali, Luccone mette in scena i travestimenti che presenta il reale, persone che si rivelano essere diverse da quello che sono, posizioni lavorative elevate che nascondono solo una profonda infelicità, incomprensioni tra i genitori che si trasformano nel dolore dei figli e, infine, la grande macchina del capitalismo, la sovrastruttura che raccoglie tutto, che mostra i suoi caratteri più spietati. Un romanzo duro, ma che non cancella la speranza di una possibile salvazione.”
Matteo Moca, Blow up, gennaio 2020

“Leonardo Luccone trascina il lettore nel gorgo di un racconto che da individuale (la crisi matrimoniale a seguito dell’emancipazione del figlio) diventa canto collettivo.”
appuntidicarta.it, 31 dicembre 2019;

“Esordio inconsueto con un impianto abilmente sostenuto da un alternarsi di piani temporali. Un finale tanto misurato nella sua formulazione quanto essenziale per cogliere l’equilibrio complessivo. Un Underworld italiano scandito da un intreccio di dialoghi straordinariamente verosimile.”
Alessandro Zaccuri, Avvenire, 20 dicembre 2019

“Sono tutti, madre, padre e figlio, sull’orlo di un anno che spazzerà via tutte le loro certezze.”
Laura Pezzino, vanityfair.it, libro #35, 13 dicembre 2019. pdf;

“Per rappresentare «il silenzio inconcepibile» delle parole Luccone ha messo in campo tutti gli strumenti di cui dispone […]). Ha costruito una metanarrazione senza regole temporali e narrative, consentendo alla realtà di irrompere continuamente nella fiction, e utilizzando al meglio il potente sostegno che la letteratura mette a disposizione di chi avverte un’urgenza, di chi dalla scrittura ricava un salvifico effetto.”
Emanuela D’Alessio, viadeiserpenti.it, 2 dicembre 2019

“Un romanzo ambizioso nella struttura e nella scrittura. […] Nella coralità del romanzo, Luccone lancia diverse tracce narrative che si annunciano insinuando attese nel lettore, per poi sparire e riemergere inattese a distanza: un moto carsico delle storie, ben gestito e reso possibile dall’ampiezza della compagine.”
Alessandro Beretta, la Lettura, primo dicembre 2019

“Il romanzo si muove su più piani e non segue una linearità cronologica. Un po’ come la memoria, va dove gli pare. Luccone però sa benissimo dove vuole condurci. Con una lingua chirurgica, controllata, abilissima nel definire caratteri e stati d’animo, e un dialogo convincente, lentamente ci porta verso un finale dove ogni nodo si dipana, ogni aspetto apparentemente slegato dagli altri trova una sua ragione d’essere.”
Simona Sparaco, tuttolibri, 30 novembre 2019

“Il fuoco della narrazione riesce a trovare un equilibrio tra fotografia di famiglia e panoramica collettiva, grazie anche al racconto della Bioambiente, azienda romana per la quale lavora De Stefano (raccontata soprattutto attraverso dialoghi particolarmente curati).”
Gennaro Serio, il venerdì, 29 novembre 2019

“È uno stile originale e ricercato, quello di Luccone, […] l’autore si affida al ricordo e consapevolmente abbandona sentieri sicuri, nel tentativo di stimolare il lettore, di spiazzarlo, di indurlo alla riflessione.”
Giovanni Di Marco, lucialibri.it, 24 novembre 2019

“Grande esordio nel romanzo di Leonardo G. Luccone. […] Dialoghi superbi come è raro incontrarne nella letteratura italiana contemporanea.”
Enzo Baranelli, cabaretbisanzio.tk, 7 novembre 2019;


“[…] una storia poderosa e di rara coerenza, che si muove su diversi piani intessuti fra di loro con eleganza e raffinatezza talmente pregevoli da apparire inconsuete, oltre che benedette, nel panorama letterario contemporaneo.”
Gabriele Ottaviani, convenzionali.wordpress.com, 12 ottobre 2019

“Luccone ha scritto il romanzo degli Anni di Merda – ed è un romanzo notevole. Finalmente, viene da dire: uno scrittore italiano da leggere. […] un elegante e luminoso esercizio di esorcismo che non lascia via d’uscita al lettore: merito di una padronanza della lingua che è sostanza di scrittura, rigore, e induce rispetto. Non è poco: è la base per trovare un ascolto serio e lo stigma dello scrittore. Diciamolo: è la letteratura.”
Tiziano Gianotti, D di la Repubblica, 12 ottobre 2019

“Comincia così, con un Capodanno pieno di non detti, il primo romanzo di Leonardo G. Luccone, che – grazie a uno stile inedito, dalla tessitura sapiente, all’uso incalzante e originale dei dialoghi, a un congegno narrativo che nel finale svela il suo magistrale equilibrio – tiene assieme i temi del disagio privato, la decadenza di un’intera classe, il grande sfondo di una Natura che pare ribellarsi alle nostre insolenze e mostra tutta la sua impietosa potenza.”
illibraio.it, 11 ottobre 2019

 

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