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iwerks
Ub Iwerks

“Tutti lodano l’arte di Ub, i suoi scherzi divertenti e il suo nome […]. La bizzarria del nome di Ub è un bene – fa in modo che le persone lo guardino due volte quando lo incontrano. Gli animatori di New York si tolgono il cappello di fronte alle sue animazioni.”
Walt Disney, in una lettera alla moglie Lilly – febbraio 1929

 “Ub ha consentito all’animazione di diventare una forma d’arte e di essere tridimensionale.”
John Lasseter

*


È nel 1928 che Mickey Mouse fa il suo debutto a New York nel corto Steamboat Willie.
Walt Disney deve la sua fama e tutta la sua fortuna a quel piccolo topo. La leggenda vuole che durante il periodo trascorso a Kansas City Disney avesse addomesticato un topo che chiamava Mortimer, da cui prese il nome per il nuovo personaggio; tuttavia la moglie Lilly lo dissuase dall’usarlo, ritenendolo inadatto per un personaggio comico. Il carattere della nuova piccola stella fu plasmato da Walt, ma il suo aspetto venne fuori dalla veloce mina dell’amico Ub.
Ma chi è Ub?

Ub

Bisogna tornare indietro di circa dieci anni, quando un giovanis­simo Walt Disney incontrò per la prima volta quel disegnatore dal nome bizzarro, Ubbe Ert Iwwerks (detto poi Ub Iwerks), nato a Kansas City nel 1901 da genitori olandesi-americani. Erano entrambi impiegati al Pressman-Rubin Commercial Art Studio di Kansas City e avevano entrambi diciannove anni quando furono licenziati, ma tale fu il loro affiata­mento che decisero di aprire un’attività col nome Iwerks-Disney Studio Commercial Artists e iniziarono a farsi conoscere grazie ai loro corti pubblicitari. Poi Walt fece domanda d’assunzione presso la Kansas City Slide Company – società che produceva filmati pubblicitari per i cinema – dove venne assunto e Ub lo seguì.
Le animazioni di questa nuova compagnia erano assai rudimentali rispetto alle case produttrici di New York, che a quel tempo era la culla della produzione cinematografica, ma furono sufficienti per apprendere i rudimenti dell’arte e quando ne ebbe la possibilità Disney si mise in proprio e fondò la Laugh-O-Gram Films (1922), dove Ub entrò in qualità di direttore di animazione. Realizzarono una serie di fiabe ambientate nei tempi moderni, ma non ebbero molto successo e dovettero accontentarsi di piccoli lavori occasionali. Ma questo non fermò Disney, che nel 1923 tentò una nuova strada per salvare l’azienda e si inventò Alice Comedies, un film che prevedeva l’interazione tra un personaggio reale e le creazioni animate. Il progetto prevedeva una particolare trasposizione in disegni animati del libro di Lewis Carrol Alice nel paese delle meraviglie (Alice’s Wonderland), una pellicola con la combinazione di riprese dal vero e di disegni animati, ispirata ai film dei fratelli Max e Dave Fleischer per il ciclo “Out of the” Inkwell, dove i personaggi prendono vita uscendo fuori dal calamaio.


In tutto questo Walt era sì una fucina inesauribile di idee, ma era Ub a dare loro una forma: il suo genio umoristico nelle gag, la sua tecnica – quasi magica, molto più concentrata sull’azione e l’interazione dei personaggi – e la sua velocità nel disegnare le vignet­te contribuirono al successo di questo particolare film. Ed è a Ub che vanno riconosciute inoltre alcune innovazioni tecniche apportate alle diverse qualità di cels (i fogli di acetato su cui si disegnano i soggetti), modifiche talmente d’avanguardia da spingere la DuPont – azienda chimica tra le più famose nella produzione dei materiali cinemato­grafici – a creare un cel molto sottile e versatile ancora oggi usato nell’animazione. Ub fu in grado di sedersi al suo tavolo da disegno senza avere in mente una storia precisa ma riuscì a realizzare un intero progetto nel giro di poco tempo.
Tuttavia, prima che si terminasse la realizzazione di questo film, Disney aveva esaurito i fondi e dovette chiudere lo studio.
Si trasferì e non scelse come meta New York ma Los Angeles, dove risiedeva il fratello Roy, e con sé portò Alice. Ub immancabilmente seguì Walt fino a Hollywood ed entrò a far parte della Disney Brothers Cartoon Studio. Bisogna ricordare che quando Walt si recò a Hollywood l’industria cinematografica era in pieno splendore ma da quelle parti non sorgevano ancora degli studi di animazione, come invece accadeva a New York; e per questo motivo il terreno risultava assai promettente. Walt fu ricevuto presso l’agenzia della ex segretaria della Warner Bros. Margaret Winkler, prima che questa ne passasse la direzione al marito, il controverso Charles Mintz.
«C’è un cast di bambini che recitano in scenari disegnati, con personaggi dei cartoons», spiegò.
La protagonista era una bambina ricciuta di nome Virginia Davis, che nelle prime sequenze del filmato visita uno studio e chiede ai cartoonist (Walt Disney, Ub Iwerks, Hugh Harman e Rudy Ising) di disegnare per lei qualche personaggio buffo.
L’idea di Alice fu favorevolmente accolta, e nell’accordo si convenne che ogni film fosse pagato a Disney con 1.500 dollari alla consegna. Un buon prezzo, dato che i costi effettivi per ogni short erano calcolati intorno alla metà. Attenendosi al progetto annunciato, Walt realizzò un cortometraggio dopo l’altro, le Alice’s Comedies, che avevano dei legami sempre più labili con l’eroina di Carroll.
Alice fu terminata e il successo tanto cercato arrivò, e fu talmente inaspettato da portare alla creazione di un seguito del film, che divenne poi una serie. Lo studio andava a gonfie vele e nel 1927 Disney sentì il bisogno di creare un’alternativa ad Alice: fu così che Ub creò un nuovo personaggio, il coniglio Oswald, e con Walt diede vita a una nuova serie animata, con cui divennero finalmente i primi nel settore.


Durante la realizzazione di Oswald Ub apportò notevoli innovazioni tecniche al fumetto, che interes­sarono tutti gli aspetti del processo di animazione. Prima di ogni cosa acquistò tre miniere da cui estrarre i materiali necessari per i pigmenti dei vari colori, lavo­randoli per ottenere una tavolozza di vernici speciali che sono state utilizzate fino alla metà degli anni Ottanta. Introdusse inoltre delle modifiche nella proce­dura di animazione per rendere uniforme l’aspetto delle vignette, e realizzò nuovi dispositivi meccanici che migliorarono notevolmente la velocità delle azioni, come è evidente nel contrometraggio Cow (1927), un’avventura particolarmente vivace di Oswald.
Sembrava che i due amici avessero finalmente trovato la loro strada, ma di lì a poco i problemi tornarono a presentarsi sotto forma legale. Charles Mintz, il distri­butore di New York con cui Walt aveva un contratto annuale, aveva firmato un accordo anche con la Universal Pictures: al termine del contratto con Disney e tramite diverse clausole si appropriò del personaggio Oswald e, come se non bastasse, alcuni dei collabo­ratori del progetto lasciarono Disney per seguire Mintz.
Ripartendo da questo colpo basso Walt, Roy e Ub si imbarcarono in una nuova impresa, oramai ben nota. Secondo la leggenda, Mickey Mouse nacque nel viaggio di ritorno in treno verso Hollywood dopo la furibonda lite con Mintz, ma in realtà fu creato in una notte dal solo Iwerks, reinventando il vecchio personaggio.
La nuova creazione di Ub fu disegnata in maniera tale da semplificarne l’anima­zione, senza l’handicap delle lunghe orecchie da coniglio che lo rendevano complesso da ricordare. Mintz fu messo fuori combattimento dal nuovo personaggio che, sebbene fosse molto somigliante al coniglio Oswald, riuscì in poco tempo ad avere fama mondiale.
Disney e Iwerks realizzarono due cortometraggi di prova, in bianco e nero e senza sonoro: Plane Crazy e Gallopin’ Gaucho. Iwerks si dedicò alle prime creazioni dei corti di Mickey con un ritmo di settecento dise­gni al giorno, animando praticamente ogni fotogramma di Plane Crazy. I due corti, proposti a varie case di produzione, non ottennero il successo sperato, ma Disney teneva troppo a questo perso­naggio per lasciarlo, probabilmente scottato dall’esperienza con la Universal: fu per questo che, sapendo dell’uscita del primo film sonoro della storia del cinema The Jazz Singer (prima del quale i film venivano “doppiati” e musicati in sede di proiezione, dal vivo), decise ancora una volta di compiere una scelta azzardata. Vendette la sua auto e acquistò, probabilmente di contrabbando, un macchinario Cinephone, necessario alla sincronizzazione di immagine e sonoro.

Fu così che nacque l’ormai celebre Steamboat Willie, il primo corto col sonoro sincronizzato: venne proiettato il 18 novembre 1928 al Colony Theatre di New York al termine di un film sulla guerra e riscosse un successo senza precedenti, tanto da essere sulla bocca di tutti. Per la primissima volta, e a solo un anno di distanza dall’introduzione del suono preregistrato al cinema, un cartone animato era completamente sonorizzato. Nacque così il genio di Walt e gli incassi furono tali e tanti che, in capo a meno di un anno, Disney aprì i suoi primi Studios.
I proventi dati dal grande successo di Mickey furono tali e tanti che i Disney Bros Studios (ribattezzati Walt Disney Studios) si spostarono nella loro prima sede ufficiale in Hyperion Avenue, nella città californiana di Silver Lake. Per quasi dieci anni Disney si dedicò esclusivamente alla produzione di cortometraggi animati, forte anche delle nuove tecnologie d’animazione che finalmente poteva permettersi di acquisire e sperimentare a suo piacimento. Iwerks lavorò come capo animatore alla realizzazione delle Silly Symphonies, e il trionfo fu tale che dopo aver visto The Skeleton Dance la Columbia Pictures si interessò alla serie, fino ad acquistarne i diritti esclusivi.
Ma Ub aveva idee molto differenti da quelle di Walt circa le storie e i soggetti dei loro cartoon. L’amicizia e la proficua collaborazione artistica tra Iwerks e i fratelli Disney si presentava solida perché destinata al successo ma, mentre la fama di Walt cresceva, il lavoro di Ub aumentava.
Nel 1930 la società tra Iwerks e i fratelli Disney (la Disney Brothers Productions, di cui egli possedeva il 20 per cento) si sciolse. Disney si sentì tradito da Iwerks, che poco tempo prima aveva accettato un’offerta finanziaria segreta da parte di un produttore che sino ad allora aveva distribuito le serie animate Disney, Pat Powers. Questi riuscì a convincere Iwerks di essere l’unico e reale artefice del grande successo delle serie animate di Mickey Mouse e delle Silly Symphonies, e spinse Ub a sciogliere la società. Ruppe nettamente i rapporti con l’amico Walt e il fratello Oliver, vendendo loro la sua parte di quota azionaria dello studio d’animazione. Il nuovo Iwerks Studio nacque subito dopo.
Le produzioni di Ub furono ampiamente distribuite da uno dei più grandi Studios del mondo, la Metro Goldwyn Mayer, ma il nome di Iwerks viene oggi ricordato al più per i suoi due principali cartoon, Flip the Frog e Willie Whopper.



Flip The Frog venne creato da Iwerks nell’agosto del 1930 e disegnato per Night, uno degli ultimi corti delle Silly Symphonies, mentre lavorava ancora alla Disney: una volta autonomo lo portò con sé e scrisse la serie dedicata al personaggio con l’aiuto di Pat Powers. Fiddlesticks ne fu il primo episodio e fu anche il primo cartoon a colori (bicolore della Technicolor) e sonoro mai fatto, mentre il resto degli episodi fu realizzato in bianco e nero. Flip subì una trasformazione nel tempo: dalle iniziali sembianze di un ranocchio arrivò a somigliare molto più a un bambino, perdendo le zampe palmate e acquistando un volto più umano.





Questi cartoni animati non sono mai stati trasmessi in televisione, anche se molti di essi sono diventati un cult nel corso degli anni: opere tecnicamente brillanti, ma la cui satira tagliente non godé di largo consenso tra il pubblico. Si scoprì poi che la reale intenzione di Powers era stata quella di fare terra bruciata attorno ai fratelli Disney, in modo da costringerli ad accettare da lui nuove condizioni estremamente penalizzanti, così da evitare il fallimento: Disney tuttavia preferì rischiare piuttosto che ricevere il denaro di chi aveva tradito la sua fiducia, portandogli via il suo amico di sempre. Lo studio Disney soffrì in un primo tempo per la perdita del suo più grande e dotato artista ma, a differenza di quanto prospettava Powers, invece di capitolare riuscì a superare la crisi quasi subito grazie a nuovi e talentuosi animatori, che pur di lavorare nel famoso studio accettarono la paga ridotta.
L’Iwerks Studio, al contrario, non poté che soccombere alla creatività e organizzazione sia della stessa Disney che dei potenti e allora in auge Fleischer Studios (i creatori di Popeye). Dopo solo sei anni di solitaria avventura, nel 1936, proprio Pat Powers e altri finanziatori ritirarono il loro appoggio economico allo studio di Ub che, lasciato solo, fallì dopo poco tempo.
Iwerks fece infine ritorno ai Disney Studios dove vi rimase per tutta la durata della sua carriera, e si concentrò unicamente sull’innovazione delle tecnologie esistenti senza più tornare a lavorare su Mickey Mouse.
Dopo il 1940 la compagnia ottenne rinnovato successo grazie ai nuovi sistemi di produzione da lui ideati. Fu sempre Ub a sviluppare la tecnologia della “multiplane camera”, elaborando sistemi di ripresa e audio all’avanguardia che hanno permesso la combinazione di animazione e live-action nei classici Disney come I tre Caballeros, La capanna dello zio Tom, Mary Poppins, Pomi d’ottone e manici di scopa: tramite l’utilizzo di stampanti e sistemi fotografici speciali riuscì a creare illusioni ottiche che davano un nuovo effetto visivo, rendendo il disegno e l’animazione molto più puliti e gradevoli. Tante delle sue invenzioni hanno costruito una solida base per il futuro dell’animazione.
Per i molti contributi apportati all’industria cinematografica, Ub Iwerks fu onorato con due Awards Accademy for Technical Achievement e una nomination per la consulenza sugli effetti speciali realizzati nel film Gli Uccelli di Alfred Hitchcock. Nel 1978 fu insignito postumo (morì il 7 luglio 1971) del Winsor McCay Award,  il premio più prestigioso assegnato dalla ASIFA-Hollywood.
Il 24 marzo 2001 è stato il centesimo anniversario del compleanno del leggendario artista, celebrato con la presentazione di una nuova e intima biografia scritta dalla nipote Leslie Iwerks e dall’autore John Kenworthy, The Hand Behind The Mouse, e con la proiezione di un filmato sulla vita del più famoso pioniere delle tecniche di animazione.


*

Il mio miglior nemico di Leslie Iwerks

Nel 1927 a Hollywood, Walt Disney si è appena visto sottrarre da un infido distributore i diritti di Oswald the Lucky Rabbit, il personaggio di cartoon più famoso che avesse fino allora realizzato. Il suo gruppo di lavoro lo ha abbandonato, lasciandolo senza soldi e senza personaggio. Può contare però sul suo più caro amico e responsabile dell’animazione, Ub Iwerks. Da solo e in una notte, Iwerks crea il personaggio che attraverserà generazioni e nazionalità: Topolino. Ciò che portò a questa svolta nell’animazione e ciò che sarebbe venuto dopo è la storia mai narrata di Ub Iwerks: la storia di un uomo del Rinascimento, genio della tecnica, animatore, regista, pittore, fotografo e inventore. A lui il cartoon deve, tra l’altro, la lente anamorfica pensata per la fotografia della Bella addormentata (1959) su formato grande schermo, il processo di animazione Xerox che ha eliminato la costosa fase dell’inchiostratura e la camera prospettica a punto nodale per gli effetti realistici di Darby O’Gill e il re dei folletti (1958). Per alcuni dei migliori animatori del secolo, come Friz Freleng e Chuck Jones, è stato un mentore. Da Topolino alla multiplane, passando per più di 200 film ai quali ha lavorato, le sue invenzioni hanno cambiato per sempre il modo in cui il mondo si rappresenta attraverso i film. Impostosi come uno dei più rapidi animatori al mondo, Iwerks ha animato i primi tre cartoni di Topolino completamente da solo al ritmo di settecento disegni al giorno. Nato a Kansas City nel 1901, Iwerks fu introdotto dal padre, fervido inventore nel campo fonografico e dei primi apparecchi di registrazione del suono, nel mondo dell’immagine animata. Fu allo studio pubblicitario Pesmen Rubin che Ub ottenne il suo primo lavoro nel settore del disegno e dell’illustrazione. Un mese dopo l’arrivo di Ub, lo studio assunse un altro giovane: Walt Disney. Walt e Ub divennero subito amici. Ub contribuì a mettere a punto molte delle prime tecniche che combinavano live action e animazione, poi usate in Alice in Cartoonland con Virginia Davis. A Hollywood, Walt riuscì a ammaliare il più importante distributore dell’industria cinematografica, Margaret Winkler, ventilando un seguito di Alice. Una volta avviato il “Disney Brothers Studio” col fratello Roy, Ub li raggiunse a Hollywood, dando man forte al successo di Topolino, risposta allo scippo subìto di Oswald. Mentre Walt forniva a Topolino una personalità, una voce e un’anima, Ub gli dava movimento, vita e spirito. Nel 1930, forte della sua fama di disegnatore tra i migliori al mondo, Iwerks volle allargare la sua attività indipendente ponendo fine al lavoro di squadra con Disney. Nel suo nuovo Studio, diede vita a serie di cartoons dal disegno audace, ricchi di sottintesi politici e allusioni sessuali, Flip the Frog, Willie Whopper, le serie ComiColor: l’esatta antitesi di Walt Disney. Con 300 dollari e parte dell’estremità posteriore di una Chevrolet anni 20, Ub progettò il primo sistema di riprese tridimensionale, la multiple camera orizzontale: con quelle sperimentazioni su profondità, prospettiva, colore e ottica, i cartoni di Ub erano i più stilizzati e ricercati degli anni Trenta. Ma l’avanzare della Depressione e il mutare dei gusti li allontanarono dalla sensibilità popolare, a dispetto di qualità e tecnica superiori, perché erano spesso fiabe ammonitrici, un riflesso degli orrori della Depressione strisciante. Il peggior nemico di Iwerks nel mondo dell’animazione si rivelò proprio il personaggio che lui aveva disegnato pochi anni prima… Topolino.

Testo raccolto da Mario Serenellini alla presentazione a Bologna di The Hand Behind the Mouse, integrato da passi dell’intervento della Iwerks uscito in catalogo. Per gentile concessione del Future Film Festival.
Pubblicato su I Duellanti di marzo 2009 a firma di Mario Serenellini.

 

 

 




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