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Ivan Polidoro
Le coincidenze
66thand2nd




Napoli, Milano, provincia di Torino, l’Italia degli ultimi cinquant’anni filtrata attraverso un catalogo di personaggi schiacciati nei cliché di una normalità che fa spavento. Non c’è un protagonista in Le coincidenze ma un coro e una trama modulata dai personaggi stessi con le loro storie fatte di niente che ti si appiccicano addosso: i personaggi sono la trama, la vita in presa diretta.
Il romanzo si dispiega così, a episodi, come una macchina del tempo e dello spazio imbizzarrita – i personaggi che tornano, la stessa storia raccontata da più punti di vista.
Un adolescente che si fa prete per salvare il padre, una puttana per scelta, i sogni di un pugile di talento, un operaio in pensione che si affeziona al pugile di prima che, ormai fallito, gli porta le pizze, un canottiere che tradisce il migliore amico e il senso stesso dello sport, legante inconsueto di tutta la narrazione.
L’equilibrio, la normalità sono lì a un passo, ma basta un attimo, un’increspatura che le aspirazioni si polverizzano e la realtà diventa un paesaggio allo sfascio. Si ride, si piange, si legge nell’attesa che qualcosa si ricomponga, ma è un’attesa spesso vana.


Le coincidenze si è aggiudicato il secondo posto al premio Carver 2011.


Rassegna stampa
- Il Corriere del Mezzogiorno, 31 dicembre 2011;
- Assaggi letterari; 30 settembre 2011;
- Il Mattino, 21 settembre 2011;
- i-libri.com, settembre 2011;
- Qui libri, agosto 2011;
- Corriere dello Sport, primo agosto 2011;
- Freccia, luglio 2011;
- Corriere della Sera, 31 luglio 2011;
- Fahrenheit (intervista), 4 luglio 2011;
- Gentleman, luglio 2011;
- Correre, giugno 2011;
- mangialibri.com (intervista), giugno 2011;
- mangialibri.com, giugno 2011;
- affaritaliani.it (intervista), 12 aprile 2011;
- metropolisweb.it, 30 maggio 2011;
- Ttl, 28 maggio 2011;
- lankelot.eu, 20 maggio 2011;
- merlocanterino.wordpress.com, 18 maggio 2011;
- Il Messaggero, 9 maggio 2011;
- Corriere del Mezzogiorno, 8 maggio 2011;
- D di laRepubblica, 7 maggio 2011;
- napolicentro.eu, 4 maggio 2011;
- l’Unità, 3 maggio 2011;
- la Repubblica-Napoli, 27 aprile 2011;
- Agi, 23 aprile 2011;
- Il Fatto, 22 aprile 2011;
- affaritaliani.it, 12 aprile 2011;

 

In evidenza:
“C’è un elemento che riunisce alcuni autori, da Alessio Arena (Il mio cuore è un mandarino acerbo, edizioni Zona) a Ivan Polidori (Le coincidenze, 66thand2nd), passando per Ruggero Cappuccio (Fuoco su Napoli, Feltrinelli), ed è una modalità narrativa tragicomica, o meglio comico grottesca, figlia del filone apocalittico spettacolare alla Giuseppe Montesano. Credo che sia la cifra stilistica più adatta a rappresentare Napoli e l’Italia contemporanea.”
Filippo La Porta, Il Corriere del Mezzogiorno, 31 dicembre 2011

“Polidoro mette in scena una galleria di personaggi che ci raccontano la complessità delle esperienze e della quotidianità: la vita di provincia, il rapporto genitori-figli e la passione per lo sport.”
Assaggi letterari, 30 settembre 2011


“Ivan Polidoro si mostra attento indagatore dell’animo umano, bravo nello scrutare le sue increspature e nel comprendere come esattamente le coincidenze, gli intrecci, le relazioni magari inopinate e forse casuali siano la sostanza dell’esistenza.”
Generoso Picone, Il Mattino, 21 settembre 2011

“Nel libro di Polidoro c’è un mondo di vite da annotare per non perdere il conto, da ritornarci sopra per capirci qualcosa, da iniziare da capo perché un altro modo c’è per vivere. Dentro ci siamo anche noi, con il nostro recinto o il nostro treno da prendere. Da leggere.”
Lucilla Parisi, i-libri.com, settembre 2011

“È la vita in presa diretta.”
Qui libri, agosto 2011

“È la vita in presa diretta.”
Qui libri, agosto 2011

“…storie minime […] che però restano impresse.”
Massimo Grilli, Corriere dello Sport, primo agosto 2011

“Storie impossibili da riassumere quelle di Polidoro […] sostenute da scrittura intensa e anche lancinante.”
Ermanno Paccagnini, Corriere della Sera, 31 luglio 2011

“…Ivan Polidoro è tutto da leggere. Lo stile asciutto che non spreca un aggettivo in più tipico di Longo, l’esperienza di una vita brutale, schietta, fragile, spesso in fuorigioco che troviamo nelle pagine di Ferrandino.”
Corrado Ori Tanzi, Correre, giugno 2011

“Un affresco composto da umanità dolenti che si evolvono, che crescono, che vivono e muoiono, che s’inaridiscono, che trovano a fatica una via di fuga o di riscatto dall’indefinitezza della propria vita.”
Andrea Consonni, lankelot.eu, 18 maggio 2011

“Davvero una grande capacità di raccontare.”
merlocanterino.wordpress.com, 18 maggio 2011

“…una grande gag teatrale alla Eduardo […]. La lotta quotidiana del vivere: una partita che tutti dobbiamo giocare.”
Claudia Rocco, Il Messaggero, 9 maggio 2011

“Quella di Polidoro è una particolarissima ‘scuola dello sguardo’ che non mira a mettere in moto un gioco basato sullo sguardo e/o la permutazione […] ma mira piuttosto a registrare le piccole cose e i piccoli casi della vita quasi ‘in presa diretta’ […] un misto di stralunata tenerezza, ironia e pietà.”
Francesco Durante, Corriere del Mezzogiorno, 8 maggio 2011

“Vite narrate in presa diretta, che si incrociano a causa di un destino beffardo che sembra prendersi gioco di loro.”
Benedetta Marietti, D de la Repubblica, 7 maggio 2011

“La caratterizzazione dei personaggi e i dialoghi di Polidoro ricordano […] la teatralità di un Eduardo. Polidoro padroneggia il dialetto, facendone un uso naturale, non macchiettistico, con il risultato di scene vive, che sembrano svolgersi davanti agli occhi del lettore.”
napolicentro.eu, 4 maggio 2011

“Lampi di durezza e bellezza, tra sport e vita quotidiana, tra il buio e il miele. Un debutto simile a un centravanti che, alla sua prima volta in campionato, segna in rovesciata, tra gli applausi.”
Darwin Pastorin, l’Unità, 3 maggio 2011

“Romanzo d’esordio dello sceneggiatore e regista teatrale napoletano, che in una galleria di personaggi indipendenti l’uno dall’altro ma indissolubilmente legati da un particolare di matematica precisione, racconta la spaventosa normalità che unisce le storie ambientate a Milano, Napoli, nell’hinterland industriale di Torino.”
Agi, 23 aprile 2011

“Le vicende raccontate da Polidoro prendono spunto dallo sport che più o meno tutti praticano […] come un terreno metafisico dove emergono i demoni dell’animo umano, i talenti e gli ostacoli della vita, i sogni che degenerano in incubi […].
Antonio Armano, il Fatto Quotidiano, 22 aprile 2011

 

 

 

 

 

 

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