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Paolo Piccirillo
La terra del Sacerdote

Giugno 2013
(finalista premio Strega 2014)


«La terra del Sacerdote è un romanzo bellissimo e potente. È come se Cormac McCarthy si aggirasse per la campagna molisana».
Brunella Schisa

«Paolo Piccirillo è tra gli scrittori maggiormente dotati dell’ultima generazione. In Zoo col semaforosi divertiva a smontare e riassemblare storie con invidiabile abilità. Per La terra del Sacerdotetenta qualcosa di piú difficile e maturo: spostare in avanti l’arte del narrare tenendo gli occhi conficcati nella materia piú nera e affascinante della nostra tradizione».
Nicola Lagioia

*

È notte e la ragazza corre nella campagna buia piú veloce che può, senza voltarsi indietro. È finalmente riuscita a scappare dalla gabbia in cui la vecchia la teneva prigioniera. Il vento gelido le taglia la faccia e la terra brulla i piedi, ma quasi non se ne accorge, perché il dolore delle doglie la rende insensibile a tutto il resto. La ragazza si accascia, urla e partorisce, ma a quell’urlo di dolore ancestrale non segue alcun pianto che annunci la vita. Lascia il bambino morto sotto un albero e prosegue fino a un fienile dove spera di potersi nascondere e riposare.
La ragazza non lo sa ma la terra su cui sta cercando rifugio è conosciuta da tutti come “la terra del Sacerdote”. Agapito è un uomo burbero e solitario, arido e secco come la sua terra, violento e duro come l’inverno degli Appennini. Tanti anni prima aveva provato a fuggire la povertà della sua terra, il Molise, emigrando in Germania; lí era divenuto sacerdote ma ormai di quel saio e della promessa fatta prendendo i voti è rimasto solo un soprannome.
Dalla Germania è tornato con un segreto troppo grande e ha barattato il suo silenzio con la terra su cui vive. Una terra maledetta che non dà frutti, morta come la sua anima.
Quando Agapito scopre la ragazza nascosta nel fienile si trova di colpo al centro di un affare molto piú grande di lui; la ragazza è un’immigrata clandestina, portata con l’inganno dall’Est dell’Europa e costretta a ripagare il passaggio in Italia in modo disumano: rinchiusa come un animale in gabbia e utilizzata per partorire figli da destinare all’adozione o al traffico d’organi. Agapito è incuriosito da quella ragazza, tanto strana da riuscire addirittura a far crescere qualcosa sulla sua terra e decide di non mandarla via ma di subentrare ai precedenti “carcerieri” mettendo a disposizione della malavita la sua casa e la sua proprietà come “allevamento” per questa e altre ragazze.
Da quel momento Agapito si troverà di nuovo chiamato a fare i conti con le proprie scelte e con la propria anima, o almeno con quell’unico briciolo non ancora barattato con il pane e la sopravvivenza quotidiana. Alla fine proverà a salvare una vita e non a toglierla, come accadde in Germania, provando a dare tutto se stesso per amore di qualcun altro. Le regole del potere però sono antiche e le persone vivono da troppo tempo piegandosi alla legge del piú forte. È cosí che una storia di sopraffazione e violenza non può trovare uno sbocco pacifico solo attraverso una redenzione personale: anche la fede in nuove possibilità deve sanguinare e lottare.

 


Rassegna stampa
- pensalibero.it, 7 luglio 2014
- lapilli.eu, 1 luglio 2014
- letteratura.rai.it, 28 giugno 2014
- salernonotizie.it, 29 giugno 2014
- lacittadisalerno.gelocal.it, 29 giugno 2014
- pronews.it, 17 giugno 2014
- unita.it, 13 giugno 2014
- youbookers.it, 8 giugno 2014
- paralleloquarantuno.it, 31 maggio 2014
- senza zucchero blog.it, 23 maggio 2014
- vitosantoro.net, 25 aprile 2014
- sololibri.net, 23 aprile 2014
- interno18.it, 15 aprile 2014
- unita.it, 12 aprile 2014
- labottegadihamlin.it, 12 marzo 2014
- liberiamo.it, 11 marzo 2014
- internodue.com, 9 gennaio 2014
- mangialibri.com, gennaio 2014
- viadeiserpenti.it, 29 novembre 2013;
- Flanerí, 14 novembre 2013;
- Blow Up., ottobre 2013;
- Vero, 31 ottobre 2013;
- Metro, 31 ottobre 2013;
- Gazzetta di Caserta, 29 ottobre 2013;
- Il Sole 24 Ore, 27 ottobre 2013;
- la Repubblica (Torino), 11 ottobre 2013;
- Il Centro, 4 ottobre 2013;
- Hgnews, 3 ottobre 2013;
- italiax10.telecomitalia.com, agosto 2013;
- mangialibri.com, 31 agosto 2013
- Colazione da Tiffany (Radio 2), 30 agosto 2013;
- Grazia, 29 agosto 2013;
- Diva e donna, 27 agosto 2013;
- Giornale di Sicilia, 18 agosto 2013;
- il Giornale, 6 agosto 2013;
- Rolling Stone, agosto 2013;
- angelabubba.wordpress.com, 31 luglio 2013;
- Ttl, 27 luglio 2013;
- Fahrenheit, 18 luglio 2013;
- Il Giornale di Brescia, 16 luglio 2013;
- poostiiilleee.blogspot.it, 15 luglio 2013
- La Lettura, 14 luglio 2013;
- Xl, luglio-agosto 2013;
- bookdetector.com, 9 luglio 2013;
- la Repubblica, 7 luglio 2013;
- d.repubblica.it, 5 luglio 2013;
- Glamour, luglio 2013;
- TuStyle, 2 luglio 2013;
- ilpostodelleparole.typepad.com, 29 giugno 2013;
- lestroverso.it, 29 giugno 2013;
- il venerdì, 21 giugno 2013;
- l’Unità, 21 giugno 2013;
- vitosantoro.net, 20 giugno 2013;
- Gazzetta del Mezzogiorno, 18 giugno 2013;
- Il Mattino, 16 giugno 2013;
- Internazionale, 16 giugno 2013;
- affaritaliani.it, 14 giugno 2013;
- Il Piccolo, 11 giugno 2013
- affaritaliani.it, 21 dicembre 2012;

 

In evidenza

“È così che una storia di sopraffazione e violenza non può trovare uno sbocco pacifico solo attraverso una redenzione personale: anche la fede in nuove possibilità deve sanguinare e lottare.”
hgnews.it, 3 ottobre 2013

“L’inquietante libro di Piccirillo, straziato e disperante pone ancora l’irrisolta questione meridionale di una narrativa in continua ricerca del ‘passo’ per raccontarsi, di una misura che ancora sfugge, per eccesso o per difetto, all’urgenza di dare voce e letteratura alle sanguinanti, urlanti, ferite del Sud.”
Giosuè Calaciura, Il Sole 24 Ore, 27 ottobre 2013

“È una vicenda terribile quella raccontata da Paolo Piccirillo […]. La storia di un uomo in lotta per ritrovare i pezzi della sua vita.”
Vero, 31 ottobre 2013

“McCarthy in Molise. Così si presenta il paratesto del nuovo, e atteso, Piccirillo che con questo libro fa il salto nell’editoria major. Il grande solitario americano citato in quarta, la copertina plumbea e il titolo epico che subito incatena alla gleba. […] Sono pagine ambiziose, quelle di Piccirillo. E alcune, di queste pagine, dimostrano appieno il talento che il nostro possiede senza dubbio.”
Fabio Donalisio, Blow Up., ottobre 2013

“La terra del sacerdote, un’opera che fin dalle prime battute punta dritta al cuore di tenebra del protagonista e alla sua ricerca di redenzione.”
italiax10.telecomitalia.com, agosto 2013

“Non sono tanti gli autori che provvidenzialmente abbandonano l’ingannevole oracolo introspettivo per dedicarsi al racconto di una storia. Piccirillo ci riesce, e con stile pulito e originale confeziona un romanzo coraggioso. La terra del sacerdote è da annoverare senza ombra di dubbio tra i romanzi più belli del 2013.”
Francesco Scarcella, mangialibri.com, 31 agosto 2013

“Non è una action story, ma una storia di redenzione fatta di radici e migranti, con tutto l’abisso che ci passa in mezzo.”
Grazia, 29 agosto 2013

“Una storia dura, come duri e aridi sono i campi in cui si dispiegano le vicende.”
Manuela Sasso, Diva e donna, 27 agosto 2013

“In un romanzo che resterà fra i più convincenti dell’anno, […] una storia dura di ‘roba’ e violenza nella quale può aprirsi una via d’uscita.”
Giornale di Sicilia, 18 agosto 2013

La terra del sacerdote di Paolo Piccirillo non è un romanzo storico; semmai, il tentativo di raccontare l’avvenuto sgretolamento della Storia, plateau allucinante cosparso di edifici appartenenti a epoche diverse, di rovine eterogenee che contendono lo spazio agli ultimi ritrovati della tecnica. Attenzione, perché forse siamo di fronte a una nuova corrente letteraria.”
Fabrizio Ottaviani, il Giornale, 6 agosto 2013

“Paolo Piccirillo sfoggia il talento del narratore esperto e ambizioso, che sa come costruire un intreccio perfetto, disponendo personaggi e sentimenti senza mai tradirsi.”
Rolling Stone, agosto 2013

“Da un oceano di disperazione e dolore l’autore riesce a far emergere, come radiose punte di iceberg, la purezza e l’amore. […] Paolo possiede un’originalità, una voce pura e propria, sua e di nessun altro, riconoscibile. Un ritmo, ecco. Un ritmo personale. Va a tempo, a un tempo suo.”
angelabubba.wordpress.com, 31 luglio 2013

“Un romanzo di fatiche e sussulti, un perpetuo atto di dolore, ma anche il coraggioso tentativo di raccontare le brutali contraddizioni della nuova provincia italiana.”
Sergio Pent, Ttl, 27 luglio 2013

La terra del sacerdote è molto visiva pur nella sua essenzialità. Ciò che colpisce è il contrasto tra lo stile limpido, asciutto, mai retorico e la brutalità delle vicende narrate. Piccirillo evoca immagini nitide e dolorose, senza giudizi, senza accuse, senza drammatizzazioni. Registra gli eventi, senza decretare vincitori e vinti.”
Laura Ogna, Il Giornale di Brescia, 16 luglio 2013

“Piccirillo è un visionario.”
poostiiilleee.blogspot.it, 15 luglio 2013

“Il protagonista vuole fare i conti con il passato e trovare una redenzione, tra il ritmo spezzato dai dialoghi in dialetto e una natura dark ben realizzata nell’ambiente e nei caratteri. L’autore ha talento.”
Alessandro Beretta, La Lettura, 14 luglio 2013

“Questo sanguinante romanzo ci coinvolge come le storie di Cormac McCarthy perché racconta il sottosuolo fangoso della civiltà e perché quel mondo primitivo si adatta benissimo ai traffici più sporchi della globalizzazione. […] Una storia arcaica, tra Stoccarda e Molise, scritta in una lingua aspra e tellurica, con inserti dialettali e frasi in tedesco. Ma dentro l’inferno c’è lo spazio di una redenzione.”
Filippo La Porta, Xl, luglio-agosto 2013

“Male e bene, colpa ed espiazione si intrecciano e si confondono, come i diversi piani del romanzo – temporali, spaziali, ontologici. […] Il libro inizia, poi sembra iniziare una seconda volta e forse una terza, tenendo fede all’esergo: ‘Nasciamo viviamo, moriamo, ma a volte non necessariamente in quest’ordine’.”
Andrea Cirolla, bookdetector.com, 9 luglio 2013

“Il Sud è il mezzo, non il fine del racconto. È una terra desolata, sospesa in un tempo immobile, che potrebbe essere anche altrove. E la gabbia in cui si muovono esseri che di umano hanno solo le fattezze. E che si combattono in una battaglia che sa di selezione darwiniana.”
Dario Pappalardo, la Repubblica, 7 luglio 2013

“Più noir che thriller, questo romanzo è il secondo di un giovanissimo autore campano, sicuramente da tenere d’occhio.”
Elena Orlandi, d.repubblica.it, 5 luglio 2013

“Se volete assaporare una delle voci più nuove e originali, il romanzo giusto è questo: Paolo Piccirillo ha la letteratura nel sangue. Occhio, però: il sapore che vi resterà in bocca non sarà dolce. Questa è una storia potente e terribile.”
Glamour, luglio 2013

“Un romanzo corale che racconta di radici che crescono bene anche lontano da dove nascono e di redenzione, nonostante tutto. Tenetelo d’occhio, Paolo Piccirillo: questo giovane sa cosa vuol dire scrivere.”
Paola Sara Battistioli, TuStyle, 2 luglio 2013

“Le regole del potere sono antiche e le persone vivono da troppo tempo piegandosi alla legge del più forte. È così che una storia di sopraffazione e violenza non può trovare uno sbocco pacifico solo attraverso una redenzione personale: anche la fede in nuove possibilità deve sanguinare e lottare.”
Livio Partiti, ilpostodelleparole.typepad.com, 29 giugno 2013

“Lo dico spesso: io scrivo per fare il passo più lungo della gamba.”
Paolo Piccirillo, lestroverso.it, 29 giugno 2013

“Con una potente storia di violenza e miseria, Piccirillo denuncia il traffico di neonati per le adozioni e il commercio di organi, canta l’amore per la terra e lascia spazio alla redenzione attingendo al realismo del dialetto.”
Marzia Fontana, il venerdì, 21 giugno 2013

“Il secondo romanzo di Paolo Piccirillo ha l’ambizione di spostare più avanti un’indagine sul Male assoluto in una visione metafisica, a tratti persino simbolica, della materia trattata.”
Sandra Petrignani, l’Unità, 21 giugno 2013

“Un romanzo di strappi e di ricuciture. Mette in scena un lento e doloroso processo di rimarginazione delle ferite della vita. Nasce nel segno della violenza e del lutto e si definisce come un lento percorso di ritorno, di rinascita, di risalita alla luce quando ogni cosa riprende il suo posto.”
vitosantoro.net, 20 giugno 2013

“Un romanzo tutto contemporaneo, nella visione del mondo e nella essenzialità della narrazione, tesa e incalzante come la vita che si mette in moto quando meno te lo aspetti.”
Mirella Armiero, Corriere del Mezzogiorno, 18 giugno 2013

“Piccirillo ha una scrittura decisa, efficace, essenziale, a tratti poetica. Ha stoffa da scrittore vero.”
Francesco Romanetti, Il Mattino, 16 giugno 2013

“Un finale straziante e umanissimo, che Piccirillo accelera come se potesse imprimere velocità alle parole. Confermandosi uno dei migliori autori italiani under 30.”
Il Piccolo, 11 giugno 2013

 

 

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