Vanni
Scheiwiller
È cominciato quasi per gioco,
nel 1951, io liceale, aspirante giocatore di tennis: mio padre, stanco
e sfiduciato della sua piccola casa editrice del sabato e della domenica,
mi chiese se volevo continuare io: “Sì, papà”.
Il tennis perse un mediocre giocatore e l’editoria italiana si guadagnò
il suo editore “inutile”, di libri e microlibri, non tascabili
ma taschinabili.
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