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Gordon Matta-Clark

Gordon Matta-Clark

“Fra le condizioni che la mia formazione e la mia personale inclinazione mi hanno insegnato ad affrontare ci sono l’abbandono e l’incuria.”
Gordon Matta-Clark, 1975

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Gordon Matta-Clark nasce a New York nel 1943 da una famiglia di artisti: il pittore surrealista cileno Roberto Matta e l’americana Anne Clark. Gordon e il gemello, John Sebastian, si trovano ben presto senza il padre, che abbandona la famiglia solo quattro mesi dopo la loro nascita.
Gordon sviluppa la passione per l’arte e studia architettura alla Cornell University of Ithaca dal 1961 al 1966. Nel 1969 conosce Robert Smithson (che lo introduce alla Land Art, una forma d’arte che prevede l’intervento diretto dell’artista sulla natura) e Dennis Oppenheim che gli trasmettono l’interesse per la manipolazione ambientale. Si trasferisce a New York dove ha modo di partecipare ai fermenti artistici e culturali della città. In quegli anni, durante una performance dalle parti del ponte di Brooklyn, Gordon arrostisce un maiale e lo serve al pubblico presente. Dall’attrazione per i materiali organici e le loro trasformazioni nascerà Food, ristorante fondato a SoHo insieme a Carol Godden e Tina Girouard. Il locale diventa presto un punto di riferimento per gli artisti dei quartieri limitrofi, un luogo di aggregazione in cui scambiare opinioni, esibirsi in performance e lavorare. Nel frattempo Gordon intrattiene un vero e proprio rapporto fisico con la città, costruendo rifugi per senzatetto e sculture con materiali di scarto, opere fragili condannate alla decomposizione.
Ma è nel 1973 che le iniziative di Gordon prendono forma: insieme a Laurie Anderson, Richard Nonas, Lucio Pozzi e altri artisti, Gordon fonda l’Anarchitecture, un movimento che ribalta l’idea tradizionale di architettura. Buchi nei palazzi, tagli sui muri, squarci nelle case; Gordon scova edifici abbandonati e gioca con la struttura architettonica, creando fessure e profondità prima inesistenti. In Splitting (1974) un’intera casa viene divisa in due da un taglio verticale; in Conical Intersect (1975), in occasione della Biennale di Parigi, vengono forati due edifici destinati alla demolizione per far posto al Centre Pompidou. Questi interventi strutturali, chiamati “building cuts”, permettono a Gordon di mettere in discussione l’idea di spazio, di esterno e interno, di luce e ombra. Ma sono anche atti politici: contrario allo sfruttamento edilizio americano degli anni Settanta, l’artista rimette al centro dell’attenzione l’edificio, conferendogli dignità artistica.
Con una formazione da architetto e la vocazione del performer contemporaneo, Gordon è un artista versatile: i disegni, i collage di foto e i video (supporti necessari a un’arte che non può essere fruita nella forma originaria) entrano a far parte del processo creativo, diventando a loro volta opere d’arte.
Nonostante i gesti di Gordon non vengano interpretati immediatamente come artistici (spesso le sue operazioni sono state ostacolate dalla polizia o classificate ironicamente come stravaganze), nel 1976 il suo lavoro comincia a essere riconosciuto e si concretizza in mostre in diversi paesi (America, Canada, Italia, Germania, Belgio). Il 1976 è anche l’anno della morte del fratello, che si suicida buttandosi dall’appartamento di Gordon. Due anni dopo, la notizia del tumore al pancreas.
Gordon Matta-Clark muore nel 1978, a soli trentacinque anni, dopo aver sposato Jane Crawford e realizzato la sua ultima opera: Circus – The Caribbean Orange.

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“Se fosse inventata, la sua vita potrebbe essere considerata come una parabola fiabesca del giovane artista segnato dal destino; e uno dei suoi misteri residui è semplicemente perché egli non sia notevolmente più famoso e considerato come una celebrità dalla cultura in generale.”
Thomas Crow

Gordon Matta-Clark

“Un’altra cosa che facevamo, se avevamo un po’ di soldi, era cucinare. Il cibo divenne importante perché era un’occasione per stare assieme agli amici e… criticare il loro lavoro. Tutti, allora, erano estremamente critici. Gli artisti volevano rompere le regole, dar vita a un’arte che non seguisse i tradizionali sentieri del collezionismo e dell’esposizione entro le quattro mura. Gli artisti si facevano criticare dai loro pari, e questo rese a mio avviso il loro lavoro molto più forte.”
Jane Crawford

Gordon Matta-Clark
Splitting, 1974

“Nemmeno l’oggetto più consistente della composizione, il protagonista dell’immagine, cioè l’architettura, può nascondere un segreto esistenziale di una figura simbolicamente contorta. Ecco allora che la casa, il simbolo della sicurezza e dell’identità, si frantuma e si spezza esattamente come l’uomo riconosce il costante rischio di perdersi nel mondo, di dissolvere la propria identità. Splitting del 1974 non è solo una serie di fotografie di un edificio sfregiato e tagliato, è anche l’immagine di una solitudine in bilico, di una sospensione inquietante […]. La fragilità dichiarata da queste opere non è quella del mondo ma del pensiero, una fragilità che abita la dimensione del dubbio, che pone continue domande, che si appella alla ragione nel suo procedere analitico. L’architettura è allora un pretesto filosofico per raccontare dell’uomo, della sua incertezza, dei suoi quesiti, delle sue conquiste.”
Danilo Eccher, Catalogo della mostra Venezia 2013

Gordon Matta-Clark
Gordon Matta-Clark sul divano creato da Roberto Matta

“Dal momento che ti sembra che la tua vita sia diventata un viaggio senza senso verso il niente, hai bisogno di una meta per questo tuo viaggio. Lascia che questa meta sia l’architettura (ricorda che da nessuna parte potrebbe essere qui e ora).”
Roberto Matta in una lettera al figlio, 1962

Gordon Matta-Clark

Gordon Matta-Clark
Conical Intersect, 1975

“Sento che il mio lavoro è intimamente legato al processo, a una forma di teatro dove le mie azioni e i cambiamenti che apporto agli edifici in cui opero sono la performance. A questo mio senso del teatro, si deve aggiungere anche una libera interpretazione del movimento come gesto, sia metaforico sia scultoreo che sociale, a cui assiste solo una platea accidentale. Una pièce continua per coloro che passano nelle vicinanze, che fa da sfondo – come a un cantiere in piena attività – ai pedoni indaffarati immersi nel traffico. In qualche modo il mio lavoro ha un effetto analogo. Le persone subiscono il fascino di qualsiasi attività tesa a creare o mettere a disposizione maggiore spazio. Sono convinto che ciò che cattura maggiormente l’attenzione e colpisce di più l’immaginazione di un’audience involontaria è proprio il sottosuolo. È più forte di loro: la gente non ce la fa a non fermarsi a contemplare le fondazioni di un edificio in costruzione. Lo stesso accade, seppur al contrario, con i miei tagli, che fermano l’osservatore grazie al loro attento rivelare.”
Gordon Matta-Clark

Gordon Matta-Clark
Office Baroque, 1977

“Gioiva della scoperta del quotidiano, della struttura della Città. Gordon era stato un ragazzo di New York City, cresciuto giocando a stickball nelle strade ed esplorando alcuni dei molti edifici abbandonati dei dintorni […]. A Gordon piaceva pensare a sé stesso come a un archeologo urbano. Tagliando e perforando edifici, Gordon stava di fatto indagando gli strati del modo in cui gli edifici vengono abitati. La chiave di lettura di queste performance è duplice: psicologica o semplicemente fisica, estetica.”
Jane Crawford

Gordon Matta-Clark
Circus – The Caribbean Orange
, 1978

“I ‘tagli’ di Matta-Clark sono stati più volte ricondotti a quelli che Lucio Fontana praticava sulle tele, alla ricerca di un metaspazio – di una dimensione altra-da-questa – al di là della superficie bidimensionale della pittura. Ma, se le ferite inferte da Fontana sui piani pittorici hanno un che di gestuale […], con Gordon Matta-Clark i tagli si fanno sistema e assumono una forte valenza politica, proprio nel loro essere transeunti e nel compiersi al di fuori dei tradizionali spazi espositivi, usando ‘il mondo là fuori’ al posto della tavolozza e del pennello e come luogo di incontro con l’opera.”
Lorenzo Fusi, Catalogo della mostra Siena 2008

Gordon Matta-Clark

“Il gemello di Gordon si suicidò buttandosi dall’appartamento del fratello. Questo gesto ebbe enormi conseguenze sulla vita di Gordon. Dopo la morte del fratello Gordon passò del tempo in Europa, creando alcune opere eccezionali. Poco dopo, gli venne diagnosticato il cancro. Era giovane, e a quell’epoca non mi resi conto che Gordon era così malato da poter morire da un momento all’altro, e che questo poteva accadere a chiunque. Combatté la malattia con grande coraggio, e fu una costante fonte d’ispirazione per me. A un passo dalla morte, mi disse con estrema tranquillità: ‘Non è che un’evoluzione’. Per qualche ragione, quel commento fu liberatorio e rassicurante. Gordon è sempre stato un grande mentore, fino alla fine.”
Ned Smyth

 

 



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