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Un uomo a pezzi
Michael Thomas
Traduzione di Letizia Sacchini

Cosa c’è di sbagliato in me?

Un trentacinquenne nero di cui non sapremo il nome, ma che a un certo punto si farà chiamare Ismaele, coltiva l’ambizione di diventare uno scrittore di successo. La situazione è drammatica: deve trovare il modo di metter su i dodicimila dollari necessari per prendere una nuova casa in affitto e pagare la retta scolastica ai figli. La moglie, una Wasp appartenente alla Boston bene, gli ha dato un ultimatum che suona sinistro: “Inventati qualcosa”. Ha quattro giorni per trovare uno o più lavori, per dimostrare a sé stesso e agli altri che anche un nero può farcela. Saranno quattro giorni in cui si confronterà di nuovo con l’alcolismo – sconfitto – ereditato dal padre, con i ricordi e il peso di un’adolescenza difficile, e con le insidie del presente. Quattro giorni per vincere il disagio di vivere in un’America razzista che dopo quarant’anni non ha ancora metabolizzato l’urto del messaggio di Martin Luther King. Quattro giorni in bilico.
E così Ismaele va a vivere lontano da tutto e da tutti. Si installa nella cameretta del figlio di un amico, a New York; vive da proletario problemi tipicamente borghesi, ed è costretto a rispondere alle pretese del suo ego nient’affatto rinunciatario. “Mi chiedo se non ho subito un danno irreparabile”, si domanda a un certo punto Ismaele, assimilando la sua vita a un “esperimento sociale”, così come era stato per il protagonista di Uomo invisibile di Ellison.
Thomas, con un tormentato flusso di coscienza, racconta l’ipocrisia e lo scetticismo nei confronti dei neri, e dei vari gradi di nero, nella città considerata l’ombelico della multiculturalità ma anche l’incubatore delle tensioni sociali – un razzismo latente, inconscio, risultato di anni di soprusi e indifferenza o patinata solidarietà. Ne viene fuori “un lungo e melodioso monologo, un incantevole blues per l’infinita solitudine dell’anima”, come ha scritto Bookslut, che rende partecipe il lettore, lo trasforma, e lo inchioda a specchiarsi con occhi diversi. E come talvolta capita nelle favole, il sogno negato si è compiuto. Un uomo a pezzi ha dato al suo autore un ricco e meritato successo. Ma stavolta è solo questione di talento.

Credo di aver sperimentato quasi tutto ciò che un uomo nero – qualsiasi uomo nero – può sperimentare oggi in America: il bello e il brutto, soprattutto il brutto.

 

Biografia del libro
“Il nostro paese ha ancora problemi di razzismo, sessismo, omofobia, antisemitismo”, ripete spesso Thomas quando gli chiedono cosa ha alimentato il suo libro. Un uomo a pezzi è stato scritto in diciassette mesi, a un ritmo frenetico, “in un periodo di disperata povertà”. L’impulso è scattato perché un amico, dopo aver letto i numerosi racconti che Thomas aveva scritto negli anni, gli ha detto che in quella prosa c’era il respiro di un romanzo. Dopo vari rifiuti, il manoscritto è finito nelle mani di Elisabeth Schmitz della Grove/Atlantic che l’ha pubblicato direttamente in paperback. L’entusiastica recensione di K.L. Glover sul New York Times ha innescato l’interesse.
Thomas ci tiene a precisare: “Il libro è autobiografico solo in parte: la moglie del protagonista non è la mia, e anche mia suocera, una carissima amica, non è l’arpia del libro”. In realtà i riferimenti alla vita di Thomas sono tantissimi, a partire dal numero e dal colore della pelle dei figli e dal senso di disperata solitudine che prova un uomo quando la vita sembra avergli chiuso la porta in faccia.
Un uomo a pezzi ha vinto l’Impac Dublin Literary Award 2009, il premio letterario più ricco del mondo, prevalendo sulle opere di Roth, Lessing e Oates. Tutto quel denaro non gli ha cambiato la vita, ma gli è servito più che altro per pagare bollette e debiti.

 

Leggi un estratto


Selezione stampa
Ad emergere però con forza da questo romanzo è il quadro di un America in cui il problema della razza rimane una questione fondante. […] Se ha un merito il libro di Thomas, è proprio quello di far cadere il nostro sguardo su angolo di America necessario.
Alessandro Bandiera, leparole.terre.it, marzo 2011

“[…] un libro importante e che vale. Per come è scritto e per quello che dice.”
Marilia Piccone, wuz.it, 7 febbraio 2011

“[…] il romanzo di Michael Thomas è uno dei più forti e orgogliosi esempi di letteratura afroamericana degli ultimi anni.”
Erminio Fischetti, fuorilemura.com, 31 gennaio 2011

“[…] pagine molto belle e almeno un paio di scene indimenticabili.”
Cristiano De Majo, Il Sole 24 Ore, 30 gennaio 2011

“[…] una confessione lunghissima, malinconica e commovente, intensa come una canzone blues cantata a cappella.”
Carlotta Vissani, Pulp, gennaio 2011

“[…] il ritratto intenso ed emozionante di una società americana contemporanea in cui il razzismo, il sessismo e l’omofobia sono ancora problemi quotidiani.”
Red., To Be Lux, gennaio 2011

“[…] a colpire più di ogni altra cosa è la capacità di scavare nei personaggi (anche quelli più secondari) e di renderli vivi grazie a un lirismo e a una intensità che scorre sotto la scrittura, asciutta e lineare, come un filone d’oro sotto una roccia apparentemente arida.”
Fabio Napoli, mangialibri.com, gennaio 2011

“appassionante debutto […] il riferimento evidente è L’uomo invisibile di Ralph Ellison, ma Thomas dimostra una personalità originale e una empatia nei confronti del suo personaggio […].”
Antonio Monda, la Repubblica, 8 gennaio 2011

“[…] la vita ha un ritmo vorticoso nella prosa di Michael Thomas. […] il ritmo di una sfiancante e magica partita di golf.”
Alessandro Baretta, Rolling Stone, gennaio 2011

“Con la consueta eleganza nella veste grafica, la piccola casa editrice Nutrimenti porta in Italia un pezzo da novanta […]”
Valeria Parrella, Grazia, 13 dicembre 2010

“Un romanzo corposo, brillante e trasgressivo […]”
Paolo Giordano, Corriere della Sera, 2 dicembre 2010

Un uomo a pezzi è una magnifica prova di action writing, dove il dripping, il colore che cola sulla pagina in figure inattese, è il nero della coscienza ferita.”
Tiziano Gianotti, D della Repubblica, 6 novembre 2010


 

 

 

 

Altre risorse
La rassegna stampa di Greenwich




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