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Derek White da Oblique
Derek White è scrittore, illustratore, editore statunitense. Ha diretto la Calamari Press – divenuta Calamari Archive, Ink – di cui ha illustrato tutte le opere e Sleeping Fish, una rivista di avanguardia letteraria.


Materiali

- Luca Arnaudo (intervista), Artribune, 26 aprile 2012;
- Intervista, powells.com, primo novembre 2006.


Pubblicazioni
- Poste Restante (poetic novel) (2006 from Calamari Press);
- ma(I)ze Tassel Retrazos (images by Carlos M. Luis, text by Derek White) (2005 from Calamari Press);
- P.S. At Least We Died Trying (to Make You in the Backseat of a Taxidermist) (art and text by Wendy Collin Sorin & Derek White) (2005 from Calamari Press);
- Bodhi Circuits Algebra Drain (2004 from Calamari Press);
- O, Vozque Pulp (2004 from Calamari Press);
- Mining in the Black Hills (2003 from Calamari Press);
- 23 Text Tiles (2003 from Calamari Press);
- Spiritual Turkey Beggar Baste Mechanism (Sandy Baldwin) & Trapezoidal Juggernaut (Derek White) (2003 from Calamari Press).

Link
- Derek White’s homepage and press page;
- Calamari Press;
- Sleeping Fish (Literary Journal).


Giudizi degli allievi

  1. Il sognatore. Quello che guarda il mondo attraverso un arabesco. Tranquillo e sicuro, crede in quello che fa e per forza di cose ti coinvolge con il suo entusiasmo. C’è sempre bisogno di quelli come lui. Voto: 8½ (Emmanuela);
  2. Il rimpianto più grande riguardo alla lezione di White è, per colpa del mio inglese davvero lacunoso, di non aver potuto ben capire tutte le sfumature del suo discorso. Mi ha trasmesso nella sua pacatezza il grande entusiasmo per quello che fa e la convinzione che questo mestiere senza una buona dose di sana follia e di autoironia, lo si fa come se si fosse degli impiegati svogliati, e cioè male (Alessandro);
  3. Per limiti linguistici miei non ho avuto modo di apprezzare pienamente la sua idea di editoria. In ogni caso, applicare la sua teoria, da quel poco che sono riuscito a carpire, non mi pare che dia grossi margini per sopravvivere nel mercato italiano. Forse in futuro potremmo anche riuscirci, ma il nostro mercato, al contrario di quello in lingua inglese, è debole e microscopico (Giammarco);
  4. Se non esistesse andrebbe inventato. Se smettesse di fare opere d’arte andrebbe sovvenzionato tramite una “Derek White Foundation”. Uno come lui merita il rispetto che si riserva agli artisti puri. A quelli che non scendono a compromessi e dimostrano con la loro sapienza che un “altro modo” esiste sempre, basta avere la capacità d’immaginarlo e la forza di metterlo in piedi. Contro ogni logica apparente, contro ogni legge di mercato, Derek White rappresenta l’eccezione che conferma una regola tanto valida in quanto meramente accettata da altri. Seguo i suoi lavori su internet, e lo sosterrò in ogni modo possibile, magari ospitandolo a Roma se avesse bisogno di tornare (Francesco);
  5. Timidissimo sognatore (Viola);
  6. Non credevo esistesse ancora chi con quella convinzione e quel coraggio portasse avanti un progetto così controcorrente. Un esempio di tenace idealismo. Bisognerebbe averne di più;
  7. Un grande rimpianto non aver potuto comunicare con lui direttamente. Ammiro il suo lavoro grafico e la sua idea di microeditoria. È stato una bella rivelazione. Sarei egoista a volerlo qui in Italia, ma mi auguro vivamente di incontrarlo di nuovo, magari dopo un bel corso avanzato di lingua inglese di cui sento sempre di più la necessità. Credo che incontrarlo per noi “apprendisti stregoni” sia stato determinante. Di successo o no il suo progetto esiste, è vivo. Sapere che si può fare anche quel tipo di editoria è fondamentale per quel piatto di bilancia della sperimentazione e dell’iniziativa individuale che altrimenti rimarrebbe vuoto contro quello della tradizione e dell’imprenditoria (Federico).

 

 

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